COME SI MANIFESTA IL DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO?
Nella vita quotidiana è plausibile incorrere in dubbi circa la validità delle proprie azioni o essere indecisi su comuni questioni o su grandi scelte.
Le problematiche di natura ossessiva colpiscono l’attività di pensiero. Si può manifestare la tendenza a rimuginare sempre sugli stessi argomenti, per periodi anche molto lunghi. Prevale allora il dubbio, si vagliano meticolosamente le diverse sfaccettature di possibili scenari senza riuscire a propendere per nessuno di essi.
Ciò che si blocca è principalmente la capacità di scelta, perchè il non avere la certezza di quello che succederà paralizza. Il voler prendere la decisione incontrovertibilmente esatta, impedisce alla persona di decidere e di conseguenza agire. Si instaura un circuito vizioso: più l’indeciso rimugina, più rimanda, più si sente inadeguato e ansioso.
A volte si ristagna nel lamento per non aver scelto ciò che si avrebbe voluto o nel rammarico per aver congelato la propria vita, i propri talenti, le proprie aspirazioni.
Si vive così nel rimandare all'infinito, amministrando e tenendo tutto sotto controllo, per il timore che ci possano essere perdite o buchi nel sistema. Tutto deve preservarsi immutabile, imbalsamato, inaridito.
Allora l’indecisione diventa uno stato cronico, con una forte tendenza a rinviare e può trasformarsi in inattività totale o tendenza a delegare tutte le scelte.
Frequentemente si affiancano delle compulsioni, cioè delle spinte ad agire (contare, evitare, controllare, pulire sono le categorie più diffuse) in risposta ad alcuni rigidi comandamenti interni. Questi comportamenti hanno l'intento di sopprimere o far ignorare l'ansia e il disagio provocato dai pensieri ossessivi, nonostante non sempre sembrano connesse a ciò che sono designate a neutralizzare.
A ragione la nevrosi ossessivo-compulsiva viene detta anche “disturbo nascosto”, perché, almeno in una prima fase della malattia, le persone che ne soffrono sono consapevoli del fatto che i propri sintomi non sono razionali e provocano disagio e spesso tendono a tenere nascosti i comportamenti compulsivi. Ciò aumenta il grado di solitudine e di svalutazione di sé.
Le problematiche di natura ossessiva colpiscono l’attività di pensiero. Si può manifestare la tendenza a rimuginare sempre sugli stessi argomenti, per periodi anche molto lunghi. Prevale allora il dubbio, si vagliano meticolosamente le diverse sfaccettature di possibili scenari senza riuscire a propendere per nessuno di essi.
Ciò che si blocca è principalmente la capacità di scelta, perchè il non avere la certezza di quello che succederà paralizza. Il voler prendere la decisione incontrovertibilmente esatta, impedisce alla persona di decidere e di conseguenza agire. Si instaura un circuito vizioso: più l’indeciso rimugina, più rimanda, più si sente inadeguato e ansioso.
A volte si ristagna nel lamento per non aver scelto ciò che si avrebbe voluto o nel rammarico per aver congelato la propria vita, i propri talenti, le proprie aspirazioni.
Si vive così nel rimandare all'infinito, amministrando e tenendo tutto sotto controllo, per il timore che ci possano essere perdite o buchi nel sistema. Tutto deve preservarsi immutabile, imbalsamato, inaridito.
Allora l’indecisione diventa uno stato cronico, con una forte tendenza a rinviare e può trasformarsi in inattività totale o tendenza a delegare tutte le scelte.
Frequentemente si affiancano delle compulsioni, cioè delle spinte ad agire (contare, evitare, controllare, pulire sono le categorie più diffuse) in risposta ad alcuni rigidi comandamenti interni. Questi comportamenti hanno l'intento di sopprimere o far ignorare l'ansia e il disagio provocato dai pensieri ossessivi, nonostante non sempre sembrano connesse a ciò che sono designate a neutralizzare.
A ragione la nevrosi ossessivo-compulsiva viene detta anche “disturbo nascosto”, perché, almeno in una prima fase della malattia, le persone che ne soffrono sono consapevoli del fatto che i propri sintomi non sono razionali e provocano disagio e spesso tendono a tenere nascosti i comportamenti compulsivi. Ciò aumenta il grado di solitudine e di svalutazione di sé.
QUAL E' L'ORIGINE DELLA NEVROSI OSSESSIVA?
Inibizione, dubbiosità, difficoltà cronica nel prendere decisioni, pensieri che irrompono non voluti nel pensiero rimandano al cedimento di una marcata tendenza al controllo sulle pulsioni e in generale sulla dimensione dell'imprevedibile.
Spesso questa problematica è più diffusa fra gli uomini, anche se si incontra sempre più frequentemente anche nelle donne.
La nevrosi ossessiva, nella clinica di Freud e di Jacques Lacan, è un inciampo – o nei casi più gravi un disturbo conclamato – che si realizza nel campo del desiderio, quello in cui pulsa una spinta propulsiva vitale, un movimento che anima la persona verso uno o più obiettivi ( il lavoro, la vita privata, interessi, la vita sentimentale). Dato che il valore non è nell’obiettivo in sé, ma nel piacere del percorso, la carica del desiderio non si esaurisce col raggiungimento dello scopo ma viene continuamente rilanciata e rinvigorisce. Tali atti creativi sono distintivi della persona, portano il segno della sua unicità e danno senso alla vita.
Nell’ossessivo esiste una forte ambiguità: da un lato conoscere e vivere il lato vitale del proprio essere è ambìto perché è lì che risiede la parte più vera di se stessi; dall’altro lato è anche temuto, perché ci sono scelte in grado di segnare il percorso di una vita e i cui effetti non possono essere del tutto previsti in anticipo. Per questo si cerca di costringere l’imprevedibilità della passione e la contingenza della vita entro binari stabiliti, ordinati e pratici. Il sintomo ossessivo ha la funzione di anteporre il bisogno di certezza e la garanzia di successo alla realizzazione di aspirazioni e desideri, ma così facendo condanna fatalmente alla sterilizzazione della vita.
Spesso questa problematica è più diffusa fra gli uomini, anche se si incontra sempre più frequentemente anche nelle donne.
La nevrosi ossessiva, nella clinica di Freud e di Jacques Lacan, è un inciampo – o nei casi più gravi un disturbo conclamato – che si realizza nel campo del desiderio, quello in cui pulsa una spinta propulsiva vitale, un movimento che anima la persona verso uno o più obiettivi ( il lavoro, la vita privata, interessi, la vita sentimentale). Dato che il valore non è nell’obiettivo in sé, ma nel piacere del percorso, la carica del desiderio non si esaurisce col raggiungimento dello scopo ma viene continuamente rilanciata e rinvigorisce. Tali atti creativi sono distintivi della persona, portano il segno della sua unicità e danno senso alla vita.
Nell’ossessivo esiste una forte ambiguità: da un lato conoscere e vivere il lato vitale del proprio essere è ambìto perché è lì che risiede la parte più vera di se stessi; dall’altro lato è anche temuto, perché ci sono scelte in grado di segnare il percorso di una vita e i cui effetti non possono essere del tutto previsti in anticipo. Per questo si cerca di costringere l’imprevedibilità della passione e la contingenza della vita entro binari stabiliti, ordinati e pratici. Il sintomo ossessivo ha la funzione di anteporre il bisogno di certezza e la garanzia di successo alla realizzazione di aspirazioni e desideri, ma così facendo condanna fatalmente alla sterilizzazione della vita.
QUALE TRATTAMENTO PER IL DISTURBO OSSESSIVO?
Come si esce dal circolo vizioso della “non scelta” e del controllo? Come si impara ad assumersi le proprie responsabilità decisionali e a provare soddisfazione nei legami affettivi?
La persona ossessiva arriva a chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta nel momento in cui si apre una faglia nell’immobilismo e nella ripetitività della conduzione della propria vita tutelata da garanzie e certezze. Un cambiamento di lavoro, una rottura sentimentale, il risvegliarsi di un’antica aspirazione, un lutto, un evento inatteso e sconvolgente può mettere in crisi e far sorgere la domanda: “Cosa voglio veramente? Chi sono io?”. L’irruzione di qualcosa dell’ordine del desiderio è spesso la vera causa della richiesta di aiuto da parte dei soggetti ossessivi. La psicoterapia può allora contribuire ad allentare la tendenza al controllo e a restituire la gioia del lasciarsi andare all’amore e all’imprevedibilità della vita.
Il risvolto più doloroso della trappola ossessiva consiste nel costringere la persona ad essere ubbidiente e servile per risponde a tutte le richieste che gli vengono fatte - anche quelle che a lui non vanno a genio – pur di far esistere un sistema fondato sulla legge, la giustizia e una morale inscalfibile. Si rinuncia così alle passioni, ai desideri più intimi per assecondare la volontà altrui.
L’intervento clinico promuove la possibilità di trovare soddisfazione nel legame con l’Altro (genitoriale, sociale) senza esserne schiacciato, senza ridursi alla soddisfazione meccanica delle sue aspettative, attraverso un percorso volto a promuovere un distacco e una separazione dalle attese dell’Altro, per rendersi artefici della propria strada, unica e irripetibile, promuovendo in modo originale il proprio desiderio all’interno delle relazioni interpersonali.
La persona ossessiva arriva a chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta nel momento in cui si apre una faglia nell’immobilismo e nella ripetitività della conduzione della propria vita tutelata da garanzie e certezze. Un cambiamento di lavoro, una rottura sentimentale, il risvegliarsi di un’antica aspirazione, un lutto, un evento inatteso e sconvolgente può mettere in crisi e far sorgere la domanda: “Cosa voglio veramente? Chi sono io?”. L’irruzione di qualcosa dell’ordine del desiderio è spesso la vera causa della richiesta di aiuto da parte dei soggetti ossessivi. La psicoterapia può allora contribuire ad allentare la tendenza al controllo e a restituire la gioia del lasciarsi andare all’amore e all’imprevedibilità della vita.
Il risvolto più doloroso della trappola ossessiva consiste nel costringere la persona ad essere ubbidiente e servile per risponde a tutte le richieste che gli vengono fatte - anche quelle che a lui non vanno a genio – pur di far esistere un sistema fondato sulla legge, la giustizia e una morale inscalfibile. Si rinuncia così alle passioni, ai desideri più intimi per assecondare la volontà altrui.
L’intervento clinico promuove la possibilità di trovare soddisfazione nel legame con l’Altro (genitoriale, sociale) senza esserne schiacciato, senza ridursi alla soddisfazione meccanica delle sue aspettative, attraverso un percorso volto a promuovere un distacco e una separazione dalle attese dell’Altro, per rendersi artefici della propria strada, unica e irripetibile, promuovendo in modo originale il proprio desiderio all’interno delle relazioni interpersonali.