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 adolescenza



“In primavera ero ancora un bambino,
e adesso sono in pieno nelle cose serie che non capisco”
(Erri De Luca, Montedidio)



CHE COS'E' L'ADOLESCENZA?

L’adolescenza - dal latino “adolescere” che significa “crescere”- è quella fase della vita in cui il bambino è impegnato nella conquista delle abilità e delle competenze necessarie ad assumersi le responsabilità relative al futuro stato di giovane adulto.
Questo periodo di transizione prevede una costante evoluzione e continue trasformazioni in cui tutto viene rimesso in discussione. Può succedere di sentirsi confusi, arrabbiati, sopraffatti da vissuti di solitudine e inadeguatezza. Si vuole trovare se stessi, al di là delle definizioni e delle aspettative dei genitori. In questo momento della vita gli interrogativi e i dubbi su di sé, le trasformazioni del proprio corpo, i conflitti con i genitori rappresentano dei momenti di passaggio che, seppure possono non convergere in una patologia conclamata, sono indicatori di una crisi in atto. Tali rapidi e consistenti cambiamenti spesso, dall’esterno, possono essere scambiati per volubilità, instabilità, squilibrio.

FAME DI SENSO
A differenza della fase infantile – in cui pur avvengono cambiamenti notevoli sia somatici sia psichici – durante il periodo adolescenziale la ragazza o il ragazzo sono attori consapevoli delle mutazioni che li riguardano e sono perciò impegnati in un difficile processo di attribuzione di senso a quello che sta loro accadendo. L’adolescente mette in discussione la visione del mondo tipica del suo ambiente e la sua ricerca è accompagnata da una grande necessità di conoscere e capire: è affamato di verità. Cosa mi sta succedendo? Chi diventerò? Come mi accoglierà la società? Cosa si aspettano gli altri da me? Come posso essere me stesso e allo stesso tempo non deludere i miei genitori? Chi e come potrà amarmi oltre a loro? Sono solo un piccolo esempio dei dubbi e delle incertezze che lo assillano in questa fase di transizione. Ancora non sa bene cosa cercare, capita di sbandare, di disperdere le proprie risorse, di idealizzare persone e situazioni e poi di incontrare la delusione e il crollo delle aspettative. Prevale un sentirsi sospesi, come davanti a infinite possibilità, tutte da esplorare perché ancora non si sa quale davvero sia la via giusta.

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE
DEL DISAGIO ADOLESCENZIALE?

Questo passaggio dall’infanzia alla giovinezza, che può durare un tempo variabile da individuo a individuo, è caratterizzato in via generale dall’estremizzazione dei conflitti, che può manifestarsi attraverso una modalità attiva (ribellione fisica e/o verbale anche violenta) o passiva (l’isolamento e/o il silenzio, che portano comunque con sé forti sentimenti di aggressività nei confronti del mondo). Il linguaggio del comportamento è il prevalente e può essere liberatorio quando ci si trova in uno stato di insostenibile tensione emotiva. La tendenza ad esprimere con il corpo e con l’azione (o l’azione “repressa”) contenuti non esprimibili in altro modo, è una caratteristica specifica dell’adolescenza, conseguenza della difficoltà di manifestare i propri bisogni tramite pensieri e parole.
Lo sconquasso legato a questa fase della vita crea un’altalena emotiva, fatta di momenti esaltanti, incomprensioni, rifiuti, abbandoni, nuovi legami.

I temi evolutivi sui quali si svolge la crescita degli adolescenti e sui quali si possono eventualmente, in questa fase della vita, strutturare i sintomi disfunzionali, riguardano alcuni ambiti fondamentali.
  • L’accettazione del proprio corpo in mutazione e il consolidamento di un’identità sessuale e di genere: il corpo, messo in crisi dai cambiamenti della pubertà e diventato estraneo, diventa uno spazio di sperimentazione, o in casi più estremi un campo di battaglia, sul quale mettere in scena eventuali conflitti (disfunzioni alimentari, abuso di sostanze, gravidanze precoci, autolesionismo, somatizzazioni). L’immagine corporea necessita di essere ristrutturata ed assimilata all’interno di una nuova identità. Possono manifestarsi angosce, paure o ossessioni incontrollabili. Le trasformazioni del corpo e la maturazione degli organi genitali innescano il bisogno di intensificare i comportamenti che caratterizzano il genere sessuale nel quale l’adolescente si identifica. Parte di questo processo è il compito di integrare la nuova sessualità con l’affettività. Sta confrontandosi con l’amore e la sessualità che infiamma il suo corpo e con la possibilità del legame con l’altro sesso.
  • L’acquisizione di un’identità personale, unica e originale, che permetta all’adolescente di dare una precisa definizione di sé stesso in termini di personalità, valori, credenze, preferenze e motivazioni per la costruzione di una progettualità futura. Uno dei passaggi essenziali per la risoluzione di questo processo è la sofferta perdita della propria identità infantile e la concomitante acquisizione di autonomia rispetto alle figure genitoriali, con le quali si può vivere una situazione di conflittualità. Si possono sperimentare crisi d’identità, in cui non ci si riconosce più e si hanno difficoltà a riconoscere con chiarezza i propri obiettivi di vita. Stati angosciosi o depressivi sono molto frequenti, proprio perché l’adolescente si sta separando dalla sicurezza, fiduciosa e talvolta inconsapevole, del legame infantile con il genitore. Sta imparando a trovare strategie personali che gli consentono di fronteggiare le difficoltà che incontra senza il ricorso alla rassicurazione del genitore
  • Lo sviluppo di una identità sociale e la capacità di mediazione fra bisogni interni ed esigenze sociali. Questi obiettivi evolutivi si costruiscono, per gran parte, all’interno dei raggruppamenti giovanili, in cui il rapporto con i coetanei ha il ruolo di rendere tollerabile il travaglio della crescita attraverso la condivisione e il senso di appartenenza. Talvolta, però, si può sperimentare isolamento e disagio nelle relazioni con i coetanei che fanno sentire l’adolescente solo e non compreso. Sta sperimentando la solitudine nell’adattarsi ad ambienti e gruppi costituiti da persone con variegate personalità e non sempre benevole.

IL TRATTAMENTO IN ADOLESCENZA

Accogliere il disagio degli adolescenti e quello delle loro famiglie è fondamentale per mobilitare la parola, l’elaborazione e la risoluzione di conflitti e sintomi al fine di ottenere effetti terapeutici significativi.
Occuparsi di adolescenza significa muoversi su più fronti, non solo quello che riguarda direttamente
i giovani, ma anche quelli che interessano i genitori e l’istituzione scolastica.


UN DISAGIO GIOVANILE....
L’adolescente è impegnato in un percorso di separazione, simbolica più che reale, dalle figure genitoriali, alla ricerca della sua individualità, in sintonia con aspirazioni e desideri particolari. Aiutare i ragazzi a separarsi dal peso della parola dell’altro - del genitore, dell’adulto - che ha su di loro aspettative e progetti, potendo dire qualcosa di sé, di intimo e di valore è uno dei passi chiave per far sì che il giovane imposti una vita annodata al desiderio e alla realizzazione personale, pur all’interno del legame sociale.
Tuttavia, i tentativi di emancipazione spesso prendono la forma della provocazione e della netta opposizione al sistema di valori donato dagli adulti di riferimento. Anche quando mamma e papà vengono ritenuti figure positive ed accoglienti, si ricercano al di fuori dell’ambito familiare nuovi modelli che possano apportare diverse visioni della realtà e fornire  risposta a tratti e potenzialità di se stessi che stanno faticosamente emergendo e che andranno ad alimentare la costituzione della propria soggettività.

...UN DISAGIO FAMILIARE
L’impegno e la fatica richiesti ai genitori in questo momento sono enormi, è perciò necessaria un’attenzione anche alle loro difficoltà e non solo a quelle del figlio.
I genitori sono gli spettatori, spesso attoniti, di questo processo separativo ed il sentimento prevalente che li attraversa è spesso quello di sentirsi impotenti nell’aiutare il figlio a superare le sue difficoltà o nell’alleviare perlomeno le sue sofferenze. Tutto questo può unirsi alla rabbia per la sensazione che sia proprio lo stesso figlio a considerare inutile, e spesso indesiderata, la loro partecipazione a questo suo percorso. Talvolta nei genitore prevale l’estraneità rispetto al carattere del figlio come lo avevano conosciuto fino a quel momento. Questo può elicitare comportamenti preoccupati, permissivi, tolleranti o repressivi, conseguenti all’onda d’urto provocata dalle emozioni portate in campo dal giovane.
Questi momenti si alternano ad altri in cui sembra che torni la serenità, momenti durante i quali si può trovare anche lo spazio per pensare a cosa possa essere successo e per quali ragioni. E’ in queste situazioni che frequentemente nasce nella mente del genitore l’esigenza di avere qualcuno con cui confrontarsi e acquisire strumenti per aiutare più efficacemente il figlio ad affrontare le difficoltà che investono tutto il nucleo familiare.
Il compito che sembra maggiormente complesso per gli adulti consiste certamente nel cercare di mantenere una nuova modulazione fra la presenza emotiva di cui ancora gli adolescenti fortemente necessitano e un ‘farsi da parte’, per permetter loro di acquisire la necessaria autonomia.

L'INTERVENTO SPECIALISTICO
Accedere ad una consulenza specialistica consente di capire come affrontare il problema o portare a valutare un percorso, che aiuti l’adolescente ad affrontare l’uscita dall’infanzia e l’ingresso nel mondo adulto con una maggiore conoscenza di sé e una maggiore sicurezza in se stesso.
Il professionista, in base alle peculiarità del caso, può ritenere utile un lavoro  individuale con l’adolescente o consigliare una serie di incontri cui partecipano solo i genitori, oppure coordinare i due interventi, al fine di aiutare il nucleo familiare a trovare nuove e più funzionali modalità di relazione e comunicazione.
Anche nei casi - frequenti - in cui il giovane non si rende disponibile personalmente alla partecipazione ad un determinato percorso è possibile valutare l’opportunità di lavorare soltanto con i genitori, alleviando la loro fatica, supportandoli nella loro funzione genitoriale in questa difficile fase di vita della famiglia, che si svolge generalmente in un momento di cambiamento anche della fase di vita personale del genitore.

Genitori più consapevoli ed attrezzati con maggiori strumenti di comprensione ed intervento, possono riuscire meglio nel compito di sostenere il figlio adolescente perché possa investire su nuovi legami senza sentirsi in colpa nei confronti dei propri genitori e favorire la delicata fase di negoziazione dei tempi e degli spazi da dedicare a studio, amici e famiglia.

Questo può avvenire tramite interventi terapeutici su situazioni particolari attraverso :
 
  • colloqui individuali
  • gruppi di parola
  • gruppi di psicoterapia
  • gruppi genitori
...UN DISAGIO ISTITUZIONALE: LA SCUOLA
L’istituzione scolastica è l’ambito sociale privilegiato per i giovani e gli insegnanti spesso vengono investiti di compiti educativi che vanno ben al di là della promozione del sapere e delle competenze strettamente didattiche. Talvolta è opportuno farsi mediatori di canali di comunicazione che tengano in considerazione  i desideri e i bisogni dei ragazzi, dei genitori e dei docenti.
E’ possibile ampliare l’intervento con iniziative a carattere non strettamente clinico, ma che riguardano il tema della prevenzione del disagio adolescenziale (disturbi alimentari, dipendenze, ritiro sociale e depressione, bullismo, ansia e attacchi di panico, etc.) con interventi in classe oppure conferenze aperte a genitori e insegnanti.


Attualmente è attivo il percorso di rafforzamento della genitorialità : ‘Cosa significa essere genitori oggi?’ 

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